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Il giacimento d’amianto di Emarese

                                                                                                                                                          P. Castello

 

 

Nella Valle d’Aosta le rocce serpentinose amiantifere sono assai frequenti.
Particolarmente importanti sono quelle di Emarese (se vuoi vedi anche l'oro trovato in questa zona), dove compare un grosso ammasso di serpentina scistosa associata a prasiniti, attraversate queste ultime da filoni di quarzo aurifero (Orbeilla).
La roccia serpentinosa amiantifera, in gran parte ricoperta da detriti di falda e da terreno morenico, affiora a Ciampapiana (Champeille da Piana?) a sud-est delle case di Emarese, a Settarna (Settarme) dietro l’abitato di Chassan e al monte Fobè (M. Obrè?).
A Settarme venne praticato un grande scasso per seguire una vena di amianto che si sprofonda quasi verticalmente. Lavori di ricerca, pure notevoli, si sono anche esplicati ad una quota più alta, verso i 1300 m. circa, sulla parte terminale del M. Obrè che guarda Chassan, ove hanno rivelato l’esistenza di una vena d’amianto che taglia la scoscesa parete del monte verso la metà e all’incirca orizzontalmente. Un’altra grossa vena compare sulla sommità del crinale che attraversa diagonalmente abbassandosi verso Chassan. Vene di minore potenza, di 2 a 4 cm soltanto, intersecano poi la massa rocciosa in varie direzioni per cui questa viene ad essere compresa entro un reticolato di amianto a maglie larghissime.
Sul versante orientale del M. Obrè, nella valle di Brusson, la serpentina amiantifera torna ad affiorare e anche qui vennero fatte delle ricerche con esito favorevole.
Il giacimento di Settarme e stato scoperto nel 1872 da tre abitanti di Emarese: Roux Joseph, Crétier Pantaléon e Péaquin ]ean-Baptiste. Costoro sfruttarono "a rapina" la parte alta del giacimento, incidendo profondamente la base della ripida parete, col risultato di provocare, nel 1890, un’imponente frana di massi e terriccio che invase il pianoro sottostante e fece arretrare la parete di almeno 20 metri in quel punto.
Dopo due anni di attività sporadiche di cavatori, al principio del secolo, la miniera prese impulso ad opera di una società inglese che la sfruttò fino al 1939. Durante la guerra la Società delle Cave di San Vittore l’ebbe in concessione.
Il tenore medio del giacimento, ricavato dall’osservazione dei dati riguardanti la produzione del periodo 1950-1954, era del 2% in fibra d’amianto.
Nel 1947 le miniere di amianto di Emarese occupavano 40 operai.
Ora esse sono abbandonate.
La serpentina amiantifera è fortemente laminata, anzi addirittura scistosa, spesso ondulata o pieghettata, poco dura, di colore verde chiaro, screziata di nero per maggiori impregnazioni di magnetite, talvolta con aspetto zonato, ed ha una lucentezza quasi sericea. La struttura varia da punto a punto della massa serpentinosa: ora è lamellare, ora fibrosa.
Essa e costituita in prevalenza di serpentino antigoritico. L’olivina inalterata è scarsa ed in piccoli nuclei incolori.
Abbondante è la magnetite distribuita di preferenza lungo i piani di scistosità, sia in granuli irregolari, sia in cristalli mal definiti, non di rado trasformati sugli orli in prodotti ocracei giallo-rossastri.
Nella massa di siffatto serpentino scisto si hanno poi porzioni di roccia riccamente peridotiche di struttura compatta granulare, di colore grigio-verdognolo. Il peridoto che le costituisce essenzialmente è in granuli incolori.
Questa roccia peridotica é attraversata da vene di serpentino compatto,verde-gialliccio, larghe 15 mm circa, percorse a loro volta da venature di crisotilo.

       

Nei serpentinoscisti di Emarese sono stati ritrovati i seguenti minerali:

 

Amianto di serpentino (crisotilo). In filamenti, lunghi anche un metro e più, costituenti dei fasci di spessore variabile, o in straterelli talora sottilissimi che ammantano nuclei, spesso molto grandi, di serpentina sterile.
Le fibre sono molto resistenti, bianche o rossigne (per l’0ssidazione del FeO contenuto), morbidissime e talcose al tatto come a Settarme a causa di un rivestimento di brucite. Talora l’amianto è in masse anche compatte.

Antigorite. In aggregati fibrosi paralleli sericei, di colore verde chiaro.
Aragonite. E' assai abbondante e si ritrova in cristalli per lo più grigiastri, lunghi 10-12 mm, intrecciantesi fra loro a costituire sullo scisto serpentinoso, cui aderiscono poco tenacemente, delle larghe placche miste ad amianto, nella cavità delle quali sporgono individui piiù perfetti.
Artinite. Si rinviene soprattutto alla base del M. Obré, tra i massi ed i detriti serpentinosi staccatisi dalla montagna o fatti diroccare dai minatori, in concrezioni tondeggianti, formate da esili aghetti, il cui diametro raggiunge anche i 3 cm. Il colore è bianco, talvolta leggermente brunastro; la lucentezza sericea. Questo minerale è assai scarso ed è sovente associato all’idromagnesite.
Emarese è la seconda località nella quale venne osservata l’artinite, scoperta nel 1902 dal Brugnatelli in Val Malenco.
Brucite. Forma delle incrostazioni bianche o appena gialline, di spessore e di struttura variabilissimi. Infatti da straterelli di 1-2 mm, apparentemente amorfi, si passa gradatamente ad incrostazioni di 6-7 mm di spessore, ondulate o addirittura mammellonari, con netta struttura lamellare raggiata. Di brucite purissima sono ancora costituite alcune masserelle globulari, di 5-6 mm di diametro, le cui lamelle sono limitate all’esterno da faccette piane e brillanti, talvolta leggermente iridescenti. E' assai abbondante.
Calcite. In noduli spatici rivestiti di fibre di amianto e nerastri per inclusioni magnetiche o in concrezioni bianche o gialline. Il Brugnatelli osservò alcuni cristalli profondamente corrosi associati con artinite ed idromagnesite.
Clorite (clinocloro). In lamelle verdi tra le quali si annidano talvolta cristalli di granato o di perowskite.
Granato. In piccole lenticelle di granatite, staccatesi dal ripido ciglione del M. Obrè e rivestite da uno straterello cloritico, si osservano delle fessure tappezzate di cristalli di granato che variano di dimensioni e di colore anche sullo stesso campione. Si hanno così individui giallognoli, a tinta non uniforme, tendenti sovente al bruno intenso, di 5-6 mm di massima dimensione, oppure cristalli molto più piccoli, talora addirittura microscopici, di color giallo-verdastro (topazzolite). Di grandezza intermedia, 1 mm o poco più, sono altri individui di un bel colore nero lucente, grigiastri internamente, e quasi sempre ricoperti di clorite compatta verde-bluastra o di amianto bianchissimo. Questa varietà nera, titanifera, sembra far passaggio alla varietà bruna che probabilmente è il tipo grossularia.
Il granato dà anche luogo a piccole concentrazioni granulari, della grossezza di una noce, commiste a straccetti di amianto: I granuli di questa varietà ("semenza di amianto") hanno un colore che va dal verde pallido al verde giallognolo o anche al verde smeraldo e sono per composizione chimica assai vicini al demantoide.
Idromagnesite. E' diffusa in tutte le serpentine in cui sono attivate le cave di amianto. Talora è in aggregati sferoidali a struttura raggiata costituiti da individui lamellari allungati, di color bianco niveo con lucentezza tendente alla madreperlacea; altre volte tali sferette di idromagnesite si avvicinano tanto e si raggruppano in modo da dare delle dense incrostazioni botroidali. Più comuni sono poi esemplari con minerale a struttura terrosa. L'idromagnesite si presenta pure, più raramente, in eleganti rosette, formate da individui un poco appiattiti, che talvolta misurano anche 2 cm di diametro.
Magnetite. Comune in lamine sottili adagiate parallelamente alla scistosità della roccia serpentinosa. Rinvenuta anche in cristalli con clorite e perowskite.
Morenosite. Incrostazioni di color verde pallido.
Olivina. Oltre che come componente essenziale della serpentina trovasi pure in lenticelle della grandezza di una mandorla, esternamente brunastre, che spesso alternano con noduli e lenticelle rosso cupe di Titanclinohumite.
Perowskite. Si presenta in cubi di dimensioni assai variabili (i più grandi raggiungono i 3 mm di lato) impiantati sopra una roccia verde cloritica. Certi cristalli sono giallastri e hanno una buona trasparenza, altri hanno colore grigio-acciaio e lucentezza metallica.
Pirite. E stata rinvenuta dal Grill in quantità trascurabile sotto forma di masserelle irregolari in un filoncello di serpentino.
Talco. Compare in noduli compatti, steatitosi, grossi come un pugno, isolati, oppure in vene verdoline di 2 cm di spessore entro uno scisto ricco di clorite.
Tremolite. Sono da riferirsi a questo minerale degli aggregati bacillari bianchi, racchiusi nello scisto serpentinoso, sovente incurvati in seguito alle azioni dinamiche subite dalla roccia.

 

SETTARME MINIERA VAL D'AOSTA, SEZIONE DEL CANTIERE.

 

Sezione della miniera, con i relativi levelli (gallerie).

 
 

RIASSUNTO. Nella Valle d’Aosta le rocce serpentinose amiantifere sono assai frequenti. Particolarmente importanti sono quelle del comune di Emarese i cui affioramenti furono scoperti nel 1782 da tre abitanti del luogo e furono oggetto di varie coltivazioni per l'estrazione dell’amianto a fibra lunga. Nei serpentinoscisti di Emarese sono presenti, oltre all’amianto, numerosi altri minerali, tra i quali spiccano l’artinite e la perowskite. Fu questa infatti una delle prime località italiane in cui questi due minerali furono osservati.

 

Vedi l'articolo (2014) sul progetto per bonificare la tossicità dell'amianto di quest'area.

 

 

 

 

 

 

 

 

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