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lavori per oro a Emarese

 

 

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«…....» in seguito allo spargersi della notizia di tale rinvenimento la zona fu invasa da numerosi ricercatori improvvisati che svolsero ricerche disordinate e irrazionali sperando di trovarvi altro oro. L’anno successivo il sig. Deriva, che già si occupava della coltivazione di altre miniere della Valle d’Aosta, intraprese, su incarico delle Finanze Reali, lavori di ricerca in vari anditi del territorio di Emarèse, avanzando tra l’altro una galleria di circa 13 m. nella località detta Coccolino (mappa). Tali lavori vennero interrotti poco dopo a causa dello scarso profitto; l’oro rinvenuto fu comunque sufficiente a coprire le spese. Altri tentativi infruttuosi di coltivazione furono intrapresi da Baldini (ROBILANT 1751); ad essi seguirono le visite di alcuni inglesi e di un certo Borelli.

RILIEVI DI PROPRIETA' PASTORELLI & BIANCO

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Infine nel 1751 Esprit Benoît Nicolis de Robilant, ispettore generale delle miniere degli Stati Sardi, visitò i vari scavi della zona cercando di rinvenire il proseguimento dei filoni mineralizzati. I lavori ad Emarèse furono ripresi dal sottotenente Ponzio, sotto la direzione di Robilant in seguito alla stipulazione, in data 16 luglio 1752, della convenzione tra il conte Charles-François-Octave de Challant e le Finanze Reali in base alla quale lo Stato acquistava la concessione di tutte le miniere presenti nelle terre di giurisdizione del conte (DULIO 1929; PERRIN 1975). Si intrapresero sia scavi, dai quali risultò che il proseguimento dei filoni era o introvabile o completamente sterile, sia lavori di lavaggio del terreno «…....». Questi ultimi lavori permisero il rinvenimento di vari pezzi d’oro e vennero particolarmente sviluppati. L’anno di maggior attività fu il 1753, nel cui mese di luglio il personale raggiunse le 14 unità; nell’aprile dell’anno seguente vi lavoravano solo più 5 minatori. Le spese per la manodopera nel periodo compreso tra l’aprile 1753 e l’aprile 1754 furono di L. 1.481. Poco Tempo dopo i lavori vennero sospesi e queste miniere caddero nell’oblio.

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Jervis (1873) afferma che campioni dell’oro di Emarèse erano conservati nella collezione mineralogica del gabinetto dall’Arsenale di Torino, collezione che venne dispersa in seguito alle guerre e rivoluzioni della fine del XVIII secolo.

Il testo è di P. Castello e G. Cesti (Le miniere d'oro di Emarese)

La mappa è  di A. Pastorelli & A. Bianco (Speleo CAI Sanremo)

 

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