Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Occhio alle truffe

 

 

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quarzo cristalli affumicatiUna premessa: ci tengo a sottolineare PER INCISO che a mio avviso le mostre di minerali costituiscono una eccellente opportunità per potere acquistare dei campioni di minerali conformi ai propri desideri. In tali circostanze, è altrettanto possibile contattare direttamente, cioè sul posto,  altre persone interessate allo stesso hobby... e da cosa nasce cosa. Al tempo stesso mi sembra però doveroso ricordare che anche qui, come d'altronde altrove, ci sono purtroppo alcune persone (poche)  che influiscono negativamente sulla correttezza globale dei mercatini di minerali che, come già detto sono altrimenti gestiti nel loro insieme da innumerevoli venditori onesti sinceramente appassionati alla materia. 

  

In questa pagina: 1)Falsi cristalli d'oro venezuelani. 2)Oro nativo fasullo dalla Romania, ma anche d'altrove. 3)Le fialette dei mercatini e l'oro che contengono. 4)I campioni trattati col fluoridrico sono belli ma è giusto sapere che sono stati trattati. 5)Quarzi incollati.

   

FALSI CRISTALLI D'ORO VENEZUELANI (MINERALOGICAL RECORD 3/92)
                                                                                      (trad. Dina Negri)

L'oro ben cristallizzato di Santa Elena è conosciuto da molti anni (vedasi W.E. Wilson, Mineralogical Record, 18 p. 89). La maggior parte di questi cristalli d'oro sono a tramoggia o dentritici e, anche se eccezionali nella loro specie, non mostrano lo sviluppo usuale ottaedrico dei minerali come la Pirite e la Fluorite.
Comunque, agli inizi del 1990 sono apparsi sul mercato dei minerali alcuni campioni d'oro del peso variante da 1 a 30 grammi, quasi perfettamente ottaedrici. Si dà a intendere che questi campioni provengano anche da Santa Elena. L'inaspettata perfezione di questi cristalli è così scioccante che mi ha indotto ad iniziare una azione investigativa per accertarne la genuinità.
Alcuni sospetti su campioni di questo tipo visti all'esposizione di Denver nel 1990 sono già manifestati da Wilson (Mineralogical Record, 22 p. 53).
Analisi recenti hanno dimostrato che tutti i "cristalli" perfettamente formati, non dentritici e a tramoggia, che si dice provengano da Santa Elena, sono in reltà degli splendidi "falsi" (manufatti dall'uomo). Essi sono, almeno, fatti con oro vero, come dimostrato dall'analisi con microsonda ed hanno una densità variabile da 15,8 a 18, 4 grammi per centimetro cubo. I falsi cristalli d'oro sono sempre degli ottaedri quasi perfetti, modificati da facce cubiche più piccole. Alcuni campioni sono spianati su un'asse a tre pieghe, con 2 facce ottaedriche opposte molto più grandi delle altre 6 facce. I campioni non mostrano assolutamente alcun segno di accrescimento dentritico al microscopio. Mancano completamente inclusioni di quarzo o di altri minerali di ganga o paragenesi, come pure non vi sono dentellature, solchi, o incisioni di minerali attaccati o sviluppatisi all'interno, che sono tipici di campioni di vene naturali. Come questi "falsi" possono essere riconosciuti e smascherati dai cristalli naturali? La miglior evidenza è data dalla loro natura policristallina, che è tipica dei campioni forgiati con metallo fuso; pur avendo la forma esterna dei singoli cristalli, l'intaglio ad acquaforte e il controllo ai raggi x rivelano chiaramente che non lo sono. L'intaglio dei "cristalli" con Acqua Regia seguito da un risciacquo in tisolfato di Sodio per togliere cloruro d'Argento, fa emergere chiaramente la struttura policristallina, che evidenzia intercrescite dentritiche di dominio cristallino che è una prerogativa del metallo fuso. Anche in foto con retrodiffusore e diffrazioni a raggi x ottenute su singole facce mettono ulteriormente in evidenza la policristallinità. Purtroppo, i mezzi di controlli a raggi x non sono di solito disponibili alla maggior parte dei cercatori e collezionisti di minerali, ed il metodo ad intaglio per contro è distruttivo per i campioni. Ne consegue che la maggior parte dei collezionisti deve basarsi su criteri puramente morfologici, anche se questi non garantiscono la prova esatta, in attesa dell'occasione di una verifica con controllo radiologico e ad intaglio.
I falsi cristalli hanno un aspetto innaturale proprio per via della perfezione delle loro facce, per la mancanza di inclusioni e di punti di contatto e, per il leggero arrotondamento dei bordi e spigoli del cristallo stesso; di solito almeno una faccia è leggermente concava, come ci si dovrebbe aspettare dalla contrazione o ritiro del metallo fuso durante la fase di solidificazione. In alcuni casi, i bordi sono addirittura accentuati a causa delle facce concave. Anche la presenza di microscopiche bolle sulle superfici delle facce sono una chiara evidenza di una fusione anziché di una crescita naturale. La composizione chimica dei falsi cristalli d'oro e quella dei cristalli naturali di Santa Elena è stata messa a confronto utilizzando l'analisi con microsonda. I cristalli naturali consistono in oro quasi puro legato con una piccola quantità (meno dell'1%) di Palladio. I cristalli falsi sono invece ricchi di Argento e contengono anche una considerevole quantità di Rame. A causa del loro contenuto di questi metalli , i cristalli falsi hanno una colorazione diversa rispetto ai cristalli naturali, anche la duttilità risulta alterata (più duttili e malleabili i cristalli naturali rispetto a quelli falsi). È molto probabile, quindi, che sia stata impiegata qualche variante della tecnica fusoria a "cera persa". A giudicare dalla cloro costituzione, come osserva Wilson (1991), sembra abbastanza probabile che i cristalli di alluminio cresciuti artificialmente siano stati la base per le duplicazioni. Incassati in un composto di formatura, i cristalli di alluminio potrebbero essere facilmente dissolti in acqua calda e l'oro liquido verrebbe versato dentro la forma.
Questi campioni auriferi sono dei falsi insidiosi e difficili da distinguersi con assoluta certezza da veri cristalli naturali. Si raccomanda ai collezionisti ed ai conservatori di musei di prestare la massima attenzione e di indagare accuratamente sui campioni sospetti.
                                             
                        Beda Hofmann, Museo di Storia Naturale di Berna, SVIZZERA

 

 

E' una e-mail ricevuta dal sito: << Sono un collezionista di minerali e in particolare di "micro", però mi diletto ogni tanto di andare alla pesca dell'oro. Volevo segnalare che quest'anno alla mostra di Bologna ho acquistato un campioncino di oro nativo della Romania da alcuni romeni e che, quando sono arrivato a casa, con il microscopio mi sono accorto che si trattava invece di foglioline di oro zecchino (da colorificio) incollate >>.

Questo per avvisare di stare attenti alle mostre.

Ciao da Valeriano Calderini socio fondatore A.M.I. (Ass. micromin... italiana)

 

 

Attenzione inoltre a non scambiare per Oro Alluvionale quell'oro fuso e confezionato industrialmente in lucenti e minute foglie sottilissime che vengono immesse sul mercato in fialette contenenti acqua o alcool o solventi, spesso con tanto di catenina girocollo o ciondolo realizzando così un simpatico ornamento che però ha poco in comune con la ricerca dell'oro.

 

 

A proposito di Oro Nativo va invece sottolineata una cosa e cioè che detti campioni, prima di esser messi in vendita, molto spesso vengono trattati con Acido Fluoridrico il quale ha la proprietà di riuscire a sciogliere letteralmente il quarzo portando così in evidenza le ramificazioni d'oro che conteneva. A questo trattamento segue un paziente lavoro "meccanico" per togliere manualmente il nuovo strato superficiale del quarzo rimasto visibilmente intaccato dall'acido, ma un occhio attento riuscirà comunque ad accorgersi dell'aspetto "polverulento" e piuttosto informe che il sasso ha preso nelle sue parti acidate. Intendiamoci, la cosa non é necessariamente negativa: più che altro si tratta di vedere se desideriamo un campione "al naturale" o invece "trattato".

 

 

Mi capitò personalmente di vedere in vendita un gruppo di quarzi affumicati le quali PUNTE NON ERANO tutte intere e vi ci si  aveva rimediato... incollandole per benino (e questa é carina).

 

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Indicazioni stradali con Google

Puoi collaborare inviando materiale generico o resoconti di esperienze personali: le schede riporteranno il tuo nome  (vedi qualche esempio).

Per la Rete. Oltre alle conseguenze nelle quali spesso s’incorre, tipo intervento da parte di terzi legittimamente interessati (un esempio), copiare o utilizzare contenuti d’altri siti porta quasi sempre a risultati screditanti per il proprio lavoro, soprattutto nel caso il materiale fosse tratto da web ben conosciuti e molto visitati i cui utenti, nel caso appunto ravvisassero (accidentalmente?) il contesto di cui sopra, considererebbero detta scopiazzatura come rivelatore della mancanza di buon gusto oltre che di idee nei confronti del gestore del sito in “odor” di plagio . In ogni caso si tratterebbe di un gesto che, al di la delle apparenze iniziali, non offrirebbe al proprio web alcuno sviluppo positivo per il semplice motivo che non è generato da un’azione costruttiva bensì passiva.  A mio modesto avviso, un sito per risultare interessante deve avere una propria personalità nella scelta dei contenuti e nel modo in cui questi vengono presentati: meglio ancora se caratterizzato da alcune informazioni non  facili da reperire. Altro che copiare da altri siti. Per il cartaceo. Talvolta vengo a sapere che qualcuno ha utilizzato paragrafi del sito nella stesura di qualche suo lavoro su cartaceo (libri ecc.): non mi riferisco certo ai seri scrittori e giornalisti che con una comune richiesta di autorizzazione via e-mail (la concedo sempre, salvo particolarismi) mi appagano anzi di soddisfazione per quanto concerne la mia attività in rete (e ciò mi basterebbe), ma piuttosto alle persone che pubblicano il contesto non solo senza chiedermene per semplice formalità il consenso, ma addirittura senza la buona educazione di citare, nel prodotto finito, il fatto di avere in qualche misura attinto anche dalle mie pagine. Non riporto per esteso le credenziali dei "maldestri autori" dei quali mi sono finora accorto perché ritengo che i loro nomi (e pubblicazioni annesse) non meritino qui di essere "pubblicizzati" in alcun modo, cioè esattamente al contrario e nel rispetto di come invece solitamente mi comporto con tutte le persone che mi contattano in simili circostanze e delle quali in seguito io segnalo appunto con piacere (è nell'interesse informativo del sito) la pubblicazione che li riguarda. Insomma, una questione d'impostazione e correttezza reciproca che tra l'altro può solo agevolare entrambi.