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I filoni auriferi

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Qui sei nelle pagine che ho realizzato, estrapolando e riordinando secondo le esigenze del sito, buona parte delle argomentazioni mineralogiche e minerarie trattate in una pregevole tesi di Laurea sull'alta Val Sesia. (vai a inizio Tesi)

 

   

Dalla tesi di Laurea di Alessio Rimoldi, su suo gentile consenso e che ringrazio per averla resa disponibile al mio Sito.

 
   

                                                                                      

 

 

Filoni auriferi dell'Unità del Monte Rosa.

 

Origine dei Giacimenti Auriferi.

L’oro è un metallo tenero, duttile e malleabile, di colore giallo, che solo molto raramente forma dei minerali legandosi con altri elementi per mezzo di reazioni chimiche, ed è per questo che è considerato un “metallo nobile”. L’oro che non è associato ad altri minerali prende il nome di “Oro nativo”: esso può costituire cristalli microscopici o visibili, sotto forma di pagliuzze, grani, o addirittura pepite, se di dimensioni maggiori. L’oro nativo si distingue visivamente dall’oro associato ad altri minerali (es. pirite, nel quale è comunque di norma invisibile ad occhio nudo), perché non luccica, è leggermente opaco e a volte rossastro in base alle impurità di Rame; le impurità d’Argento lo rendono invece più luccicante, ma non come la pirite che ha la proprietà di riflettere a “specchio”. L'oro è diffuso all’interno della crosta terrestre in quantità molto modeste e nella maggior parte dei casi non è visibile a occhio nudo. In alcune aree invece, in seguito a dei processi geo-chimici si accumula raggiungendo quantità considerevoli e formando quindi dei giacimenti minerari auriferi. Nelle Alpi Occidentali i geologi hanno denominato l'area che si sviluppa dal Gran Paradiso al Canton Ticino come "Provincia Aurifera delle Alpi Occidentali". Ne fanno parte alcune zone, denominate distretti, le cui rocce sono particolarmente ricche in oro. I territori compresi nel versante meridionale ed orientale del Monte Rosa rappresentano il distretto principale dell'intera "Provincia Aurifera".

I giacimenti auriferi compresi nell' Unità del Monte Rosa hanno origine idrotermale: i processi geochimici che hanno portato alla loro formazione risalgono a circa 40 Ma fa. Allora le Alpi Occidentali, che si erano da poco formate, furono interessate da un'anomalia termica proveniente dall'interno della crosta terrestre. L'anomalia termica fece aumentare la temperatura e conseguentemente anche la pressione a cui furono soggette le rocce. Il picco di temperatura si ebbe intorno ai 38 Ma fa, quando si ebbero tra i 530° C e i 605°C; in queste condizioni alcuni minerali si dissociarono formando una soluzione fluida; all’interno di questa si mobilitarono alcuni elementi; il processo non fu casuale e solo determinati minerali e metalli, tra cui l'oro, entrarono selettivamente a far parte della soluzione liquida. Il fluido originario era costituito da una soluzione leggermente salina, contenente C02 e altri elementi volatili come il metano (CH4). In profondità, nella crosta terrestre si formarono delle microscopiche "gocce" distribuite all'interno delle rocce dell'Unità del Monte Rosa. Le gocce si fecero sempre più frequenti e si congiunsero tra loro. Più in superficie, l’Unità del Monte Rosa presentava delle fratture microscopiche che si facevano più frequenti avvicinandosi alla superficie terrestre. Queste fratture derivanti dai processi di formazione delle Alpi, furono il mezzo col quale il fluido risalì lungo l’Unità del Monte Rosa e si formarono i filoni. Nelle rocce a scistosità accentuata, il fluido risalì attraverso gli stessi piani di scistosità formando i cosiddetti filoni strato.

 

Descrizione (costituzione) dei filoni auriferi.

Un filone, o dicco, è un giacimento di forma lenticolare allungata, ossia col massimo sviluppo in due sole direzioni (lunghezza e larghezza), con uno spessore (potenza) poco sviluppato. Il filone quindi rappresenta il riempimento totale o parziale di una fessura della crosta terrestre ed è contenuto entro la “roccia incassante” che in questo caso è rappresentata dall'Unità del Monte Rosa (Gneiss Occhiadini e Micascisti).

 

 

A Carcoforo, in loc. Badile, sono ad oggi presenti cinque imbocchi di gallerie, di cui tre, ben visibili dal sentiero, si sviluppano sulla sinistra orografica del Rio Badile susseguendosi in direzione NE-SO come i piani di scistosità della roccia incassante; il filone interessato dalle miniere del Badile è quindi un filone strato.

Fra il filone e la roccia incassante si interpongono degli strati (composti da materiale per lo più argilloso e alterato) chiamati "salbande". La roccia incassante che sta al di sopra del filone si chiama "tetto" , quella che sta al di sotto si chiama "muro o letto".

Nei filoni, la temperatura e la pressione in diminuzione rispetto alle zone più in profondità, fecero sì che il fluido si raffreddasse e che avvenne una nuova ricristallizzazione durante la quale si formarono dei nuovi minerali.

Il filone è composto da minerali non metallici e viene definito ganga rispetto ai minerali metallici che può contenere. Sul Monte Rosa la ganga è costituita prevalentemente da quarzo accompagnato da carbonati.

Il quarzo appare con tessitura e colore diversi: la tessitura massiccia e compatta è omogenea, con frattura scheggiosa irregolare, il colore è generalmente bianco (quarzo latteo). La tessitura zonata è data dall’alternanza di bande centimetriche grigie, verdastre o bluastre, di aspetto spugnoso e/o cariato con i livelli più sottili lattei e traslucidi (quarzo saccaroide). La distribuzione dei minerali metallici nella ganga quarzoso-carbonatica dei corpi mineralizzati è irregolare e disomogenea. Si alternano porzioni sterili a porzioni molto ricche (anche 20-30% della massa totale) e anche in queste ultime la concentrazione maggiore è in prossimità delle salbande, dove i solfuri (principalmente pirite- FeS) si concentrano. Il quarzo che si trova associato ai solfuri ha tessitura zonata. L’Oro, il cui tenore è assai variabile (da frazioni di grammo a decine di grammi per tonnellata), nei filoni del Monte Rosa è associato essenzialmente alla pirite, in minor misura ad arsenopirite, galena, calcopirite ed in questo distretto minerario è sempre accompagnato ed associato ad altri metalli come l’Argento (Ag) e il Rame (Cu).

 

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

Le miniere del Badile

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