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1800 e la Val Gorzente

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

Sezione storia aurifera del Gruppo di Voltri, cioè  Ovadese, Val Gorzente ecc.

I testi di questa pag. provengono dal libro evidenziato, in accordo con l'autore, e in seguito qui adattati secondo le esigenze del sito senza alterarne la sostanza.

 

 

GIUSEPPE PIPINO: ORO, MINIERE E STORIAVerso la metà del 1800, accurate ricerche sul posto effettuate dall'ingegnere delle miniere C. Baldracco rendevano nota la presenza in zona di diversi filoni auriferi, caratterizzati questi da una matrice quarzifera dal colore piuttosto ocraceo e le cui analisi davano per risultato interessanti contenuti non solo di pirite aurifera, ma evidenziavano anche la presenza di occasionali pagliuzze d'oro nativo, isolate dunque dai solfuri. Va detto che la notizia non era cosa nuova, ma questo servì comunque a ridestare l' interesse minerario per la zona, tant'è che pochi anni dopo vennero richiesti diversi permessi di ricerca e rilasciate varie concessioni al merito, quali ad esempio le due riguardanti i territori nei pressi delle località Parodi e Casaleggio. Queste si trovavano poco distanti l'una dall'altra: la prima, denominata concessione di Alcione e Maggetta, si estendeva dalla cascina "Ferriere Superiori" sino al rio Tugello, mentre la seconda occupava lo spazio compreso fra le tre cascine Mond'Ovile, Ferriere Inferiori e Ferriere di Mezzo (detti posti sono riconoscibili sulla carta che segue).

I lavori estrattivi che ne conseguirono confermarono le aspettative, ma la mancanza di fondi necessari al progressivo sviluppo dei cantieri fece desistere il primo concessionario (Donati), il quale cedette l'attività e dopo un paio di passaggi sostanzialmente burocratici  questa fu impugnata dalla società francese Antonio Nicolas, di Marsiglia, che subito si attivò alla realizzazione di edifici, mulini per l'amalgamazione e quant'altro fosse necessario per uno sfruttamento cospicuo.

Nel 1852 questi dissero di aver individuato diversi filoni molto ricchi nell'alveo del Rio Moncalero (vedi se vuoi la sezione dedicata a questi fiumi auriferi) e presentarono anche domanda per la concessione di una nuova miniera d'oro situata sui territori di Casaleggio e Mornese, più precisamente nelle località Cascinotto (o Cassinotto) e Moncaliere. Le coltivazioni al merito non ebbero fortuna e furono inoltre interessate da contese legali per conto di ricercatori a loro precedenti che rivendicavano diritti di proprietà su parti di quei lotti.

Qualche anno dopo vennero inoltre fatte ricerche, per conto stavolta dell'ingegnere L. Marsala, in tre località e cioè nel luogo detto Frasconi (situato  a sud della concessione Moglia - Ferraio), nella masseria detta Sella ed anche nelle proprietà del cardinale Spinola presso Capanne Marcarolo.

 

MINIERE DELLA VAL GORZENTE CARTINA SCHEMATICA.

 

Si tratta però questo di un periodo i cui fatti non ci sono stati tramandati storicamente e, a livello di documentazione, bisognerà attendere la fine della seconda guerra d'indipendenza per poter disporre di qualche altra informazione utile, quale ad esempio una breve ma interessante nota apparsa sulle pubblicazioni di Statistica del Regno d'Italia, la quale ci dice che L'analisi di alcuni minerali provenienti da questi filoni ha dato da 63 a 175 gr. d'oro per tonnellata. Beninteso, non tutti i filoni mostrarono alle analisi dati così allettanti, ma nell'insieme l'area di cui stiamo parlando fu riconosciuta più che degna d'attenzione; non a caso le miniere sopra accennate, seppur tra alti e bassi, furono riattivate da altri interessati e nel contempo vennero eseguite anche ricerche in altre località limitrofe, come ad esempio presso Tandivere, Giasetto e Le Rocche, situate queste tutte a sud della miniera Frasconi.

Uno dei problemi maggiori che limitava lo sviluppo di questi ed altri cantieri (e che intorno al 1880 portò quasi all'abbandono delle ricerche) era dato dalla mancanza assoluta, in val Gorzente, del granito necessario per la costruzione dei molinelli di amalgamazione tipici della Val d'Ossola. Il contesto è documentato sulla Rivista del Servizio Minerario (anno 1885) in cui a proposito di qualche filone o suoi solfuri si dice inoltre che "...il tenore in oro, accusato da analisi, arrivando ad essere superiore ai tre grammi per quintale, conforta a non perdere di vista questa impresa".   

Tre anni dopo detta pubblicazione, venne costituita la Società anonima delle miniere del Corsente, la quale si adoperò nella miniera di Cassinotto: si scavarono gallerie, pozzi e discenderie per un totale di 267 metri; venne anche piazzato il binario per trasportare il minerale sino allo stabilimento della Lavagnina, dove questo veniva ora trattato con nuove metodologie di amalgamazione. I lavori proseguirono fino al 1899, anno in cui, per il calo del rendimento le miniere d'oro della val Gorzente furono dichiarate abbandonate.

 

L'ingegnere Primard. L'ing. Primard, già attivo in val Gorzente, individuò interessanti giacimenti auriferi anche nelle valli Piota e Stura, per cui nel 1853 venne costituita la cosiddetta "Società Franco-Sarda per le miniere d'oro di Ovada", rivolta questa alla "coltivazione dei terreni ed arene aurifere degli Appennini, nelle Provincie di Acqui e di Novi".

Nel 1855 detta società ottenne sia la concessione delle due miniere d'oro Ovada e Belforte (rispettivamente n°1 e n°2 su carta in altra pag.), situate rispettivamente sulla sinistra e sulla destra orografica del torrente Stura, sia alcuni permessi di ricerca riguardanti la valle del Piota.

E' importante considerare che in tutto questo distretto minerario (val Gorzente compresa) il materiale aurifero utile, per via della sua tipologia di giacitura, poneva da sempre problematiche e soprattutto costi particolari per trattarlo, per cui era sempre necessario cercare di concentrare le attività solo nei posti economicamente più validi, altrimenti le spese sopraccennate avrebbero reso svantaggioso lo sfruttamento industriale. I tre anni di gestione delle miniere d'oro del Gorzente avevano inoltre convinto il Primard che i procedimenti finora usati non avrebbero consentito un sufficiente recupero dell'oro in questi nuovi cantieri ovadesi, per cui egli decise di mettere lì in atto un sistema di sua invenzione per trattare il materiale nello stabilimento che nel frattempo avevano costruito sulle rive dello Stura.

Venne dunque iniziato lo sfruttamento dei filoni auriferi nella zona di Belforte e si estesero le ricerche anche in zone più o meno limitrofe, rivolgendo particolare attenzione alla val Gargassa ed all'alta val Visone, ma i lavori procedettero sempre piuttosto lentamente e questo sia per mancanza di fondi sia per complicazioni legali e burocratiche che s'interponevano di continuo, tant'è che dette problematiche avranno alla fine la meglio e sei anni dopo la sua costituzione la Società Franco-Sarda decretò il proprio scioglimento.

In ogni caso, altri concessionari continuarono l'attività scavando alcune gallerie e numerose trincee a cielo aperto nella zona collinare posta sulla destra orografica del torrente Piota; inoltre, sulle rive di questo costruirono anche un piccolo stabilimento di amalgamazione. Quando questi abbandonarono a loro volta il campo, altri ne arrivarono e poi altri ancora: anche in tempi a noi non lontanissimi vi furono interessati che operarono in zona, ma più che di coltivazioni vere e proprie si è quasi sempre trattato di ricerche atte a localizzare e sfruttare piccole vene particolarmente ricche, onde ottenere il massimo rendimento possibile, e questo per il motivo gia sopradescritto: in pratica, per uno sfruttamento industriale vantaggioso era indispensabile non scendere oltre il tenore dei 4 grammi d'oro per ogni quintale di roccia lavorata.

 

 

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             1)1965 circa, un progetto.

             2)Mineralizzazione e altre note.

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