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Dalla felce al coltello

 

 

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E' molto difficile definire quando, nella preistoria, siano stati scoperti sia i minerali sia i metalli e con quali tecniche siano stati inizialmente trattati. Probabilmente ci si servì dapprima di metalli allo stato nativo, che per esser utilizzati dovevano quindi essere riscaldati e lavorati con il martello. A proposito del Piombo, pere sia comparso nel settimo millennio a.c., il Rame nel sesto (ed in casi isolati anche il Ferro) mentre nel quarto iniziò la metallurgia del Rame realizzando così anche la sua lega principale che è il Bronzo, mentre quella del Ferro inizierà nel terzo millennio, ma con moderazione perché quest'ultimo era costosissimo: è stato infatti calcolato che un oggetto in ferro valesse a quei tempi cinque volte uno d'Argento (questo si protrasse fino al XII secolo o giù di lì, momento in cui il ferro diventerà elemento poco costoso grazie alla scoperta della "carburazione", una tecnica che permette di liberare sbrigativamente il metallo dalle impurità martellandolo a caldo). Nel caso dell'Oro e dell'Argento il loro primo impiego non futile fu per opera dei Sumeri ( 4000-2000 a.c. circa): con l'invenzione di un'unità unica di computo essi resero possibile la compravendita della più svariata mercanzia. Non si trattava di monetazione, badiamo bene, però l'idea di utilizzare due metalli preziosi, non deperibili e di peso sempre costanti quale mezzo di acquisto, costituì un altro passo fondamentale per la logistica dell'economia che cercava di eliminare l'approssimativa formula del baratto.

 

In Grecia le risorse minerarie erano poche: Rame in Eubea e a Cipro, Oro e Argento in modesta quantità a Taso e Sifno, ferro nelle isole Cicladi, in Boezia e in Eubea, Piombo argentifero nel Laurio. Le più antiche miniere greche erano sostanzialmente allo scoperto o con brevi gallerie, più tardi si inizierà però a scavare pozzi collegati da cunicoli che seguono il filone interessato. I pozzi, a sezione quadrata o rettangolare, erano muniti di scale disposte "a vite" che permettevano di giungere ad una profondità di 120 metri circa. Per l'occasione erano stati elaborati sistemi per ventilare le miniere con teloni agitati a mano o anche fuochi che ne aumentavano il tiraggio. Il minerale estratto veniva dapprima selezionato, poi frantumato in macine, riscaldato ad alta temperatura ed infine trasformato con procedimenti che ci sono purtroppo del tutto sconosciuti. Si sa però che, in una certa fase del procedimento, si insufflava aria per favorire la liquefazione del minerale.

Con i romani la tecnica estrattiva e la produzione assume una dimensione industriale: lo sfruttamento minerario, finora relativamente esiguo, ha un grandissimo sviluppo presso le colonie romane della Gallia, della Gran Bretagna, Austria e Tirolo. Pare inoltre che le innovazioni più importanti siano state sperimentate in Spagna dove vi erano appunto ricchi giacimenti di Ferro, Rame, Argento e Oro. La grande quantità di minerali estratta ed i conseguenti processi di fusione imposero un nuovo sistema organizzativo dell'industria estrattiva. Per quanto concerne il lato legislativo, a Roma come in Grecia le miniere potevano essere di Proprietà privata o statale ed in quest'ultimo caso venivano date in concessione ai vincitori delle relative gare d'appalto proposte. Le miniere d'Oro erano però tutte di proprietà pubblica. Sempre a proposito delle disposizioni giuridiche in corso sono molto interessanti alcune tavolette bronzee ritrovate ad Alyustrel, in Portogallo, che riportano informazioni sulle Leggi in vigore, sulle tassazioni, sui problemi delle scorie ecc. La produzione diventò quindi su larga scala: per lo più venivano sfruttati i Giacimenti Alluvionali a cielo aperto, ma vi erano anche miniere "in galleria" di grande estensione sia lineare sia in profondità e proprio quest'ultima poneva problemi non indifferenti sia per pompare le acque sia per sollevare e portare alla luce il minerale. Nella penisola iberica sono stati trovati interessanti reperti archeologici che hanno permesso di ricostruire un complesso sistema di ruote, poste su vari livelli che, mosse da corrente d'acqua, sollevavano con elevatori a tazza (detti Norie) le acque del sottosuolo. Fondamentalmente i romani non hanno introdotto nuovi strumenti tecnici per lo scavo ma, avendo ereditato dagli etruschi la capacità di trattare i metalli, hanno migliorato la tecnica di fusione soffiando aria nei forni per mezzo di mantici ed anche ottenuto con particolari tecniche la stagnatura del Rame, dell'Argento nonché il Mercurio e la foglia d'Oro. A Roma la metallurgia raggiunse infatti ben presto un alto livello di specializzazione ed oggetti di uso domestico in Rame o Stagno venivano quindi prodotti e venduti in grandi quantità nelle botteghe. Si arrivò, sempre presso l'Impero Romano, a possedere diverse fabbriche di armi distribuite in giro per l'Italia e con l'estendersi dell'impero vennero create manifatture statali di armi anche nelle province, come nel Norico o in Bretagna, dove vi erano importanti giacimenti di un minerale ferroso che permetteva di produrre l'Acciaio, che é una lega di Ferro e Carbonio molto resistente.

Con la caduta dell'Impero Romano l'attività estrattiva decade però rapidamente e questo perché i barbari sfrutteranno solo minerali di superficie o vecchi pozzi romani; anche gli arabi si limiteranno a riaprire le antiche miniere romane ed a utilizzare le tecniche estrattive o metallurgiche della civiltà a loro precedente, senza alcun apporto di progresso. Bisognerà attendere fino al secolo IX per la ripresa dello sviluppo di quanto sopra.
 

 

 

 

 

 

 

 

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