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Goia de Pauline

 

 

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Purtroppo questo posto ha preso tristemente il "nome" da un episodio avvenuto parecchi anni fa nelle strettissime vicinanze: una ragazza (o bambina?) che si chiamava appunto Pauline annegò in quel luogo, forse a causa di una piena improvvisa o magari semplicemente cadendovi dentro. Non si tratta infatti di una miniera nel senso tradizionale del termine, cioè al chiuso etc. bensì di un anfratto posto sulla sponda sin. orogr. dell'Evancon, che è il torrente principale della Val d'Ayas. Questo piccolissimo cantiere minerario é descritto nelle piantine che seguono, mentre la fotografia a lato mostra lo scavo che é stato effettuato dalla parte opposta del corso d'acqua per "assaggiare" un filone di quarzo. La Goia de Pauline (laghetto, pozza di Paolina) é posta immediatamente a monte della cascatella qui raffigurata ed é costituita da una sorta di fenditura verticale profonda 3 metri e lunga 6, disposta parallelamente al corso d'acqua e con la struttura precisa di una grossa pipa il cui "fornello" é posto a monte. Quando il torrente é in "piena" il suo getto casca in detto fornello e la inonda, ma durante la maggior parte dell'anno questo non accade ed é assolutamente asciutta. Qualcuno, negli anni, costruì addirittura un piccolo muretto di cui si vedono ancora le tracce e che serviva per l'appunto a contenere gli spruzzi d'acqua,onde non bagnarsi quando si é al suo interno.

 

Oggigiorno questa "fossa" é però pressoché colma di legname e detriti perché tempo fa una grossa radice ostruì il suo sfogo (il manico della pipa) cosicché la Goia si riempì di materiale che non poteva più uscire.

 

 

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Accesso: un Km circa prima di arrivare al paese Challand Saint Anselme, cioè subito dopo il villaggio "Tilly", prendere a destra all'indicazione "Ruvere": ci si troverà in breve ad attraversare l'Evancon. Proseguire, ora in risalita, ancora in macchina per un altro Km fino al primo ed unico tornante che è posto "a monte". Qui si lascerà la macchina per attraversare i prati situati sul lato esterno del tornante e, mantenendosi più o meno sempre alla stessa altezza (visto che il primo prato costringe a scendere un pochino, si avrà poi cura di riportarsi sino alla "quota" iniziale) si raggiungerà il torrente nel preciso punto interessato; come punto di  riferimento si può dire che la Goia si trova dove il corso d'acqua scorre tra le rocce e fa un paio di cascatelle, mentre subito più in basso, dopo un ultimo salto, diventa calma, omogenea e si affianca al prato da voi appena costeggiato.

 

 
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Lavori e mineralizzazione: come già detto (e al di là delle apparenze), non si tratta di una cavità naturale, ma di un lavoro minerario vero e proprio, tant'è che lo scavo interessa un filone di quarzo contenente Oro nativo [def.]. Si pensa inoltre, a livello popolare, che molto probabilmente questa località sia stata oggetto di ricerca da tempi remotissimi.

 
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Prospettive: il filone quarzifero attraversa il torrente da una sponda all'altra, idem dicasi per altri diversi filoncini minori che sono situati nelle immediate vicinanze, quindi meriterebbe senz'altro (acqua permettendo) fare delle ricerche non solo agendo su quello qui descritto, che anche in tempi recenti ha dato testimonianza del suo Oro nativo, ma in tutta l'area.

 

 

 

NOTE STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI. 1752/53: in certificati di quel periodo si parla, oltre che allo sfruttamento di un certo Filone d'Arba, anche delle direttive utili allo sfruttamento dei filoni auriferi alle "Guglie di Polein" (cioè la località descritta in questa pagina e che oggigiorno si chiama appunto Goia de Pauline).

      

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