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Inquinam. ambientale 1

 

 

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Le Buffale d'oro e il cianuro lasciati dalla Sardinia Gold Mining.

 

FOTO FURTEI INQUINAMENTO.

 

             Di Antonella Soddu

 

L’ Italia è oramai diventata una pattumiera a cielo aperto di rifiuti pericolosi d’ogni genere, l’ambiente è violentato quotidianamente.

Dopo la terra dei fuochi, quanti altri siti pericolosi ci sono in Italia? Tanti. Eppure di essi non si parla fino a che non accade l’irreparabile. Tutte le regioni italiane ne sono coinvolte, ma lasciate al loro inesorabile destino. La Sardegna è una di queste regioni violentate e lasciate morire lentamente: false promesse di investimenti, grandi multinazionali che arrivano, si prendono i finanziamenti pubblici, poi abbandonano il campo e "chi si è visto, si è visto". Quel che resta è un disastro ambientale bello e buono. E’ il caso della Sardinia Gold Mining che nel 1996 approdò a Furtei, paese del Cagliaritano, con i suoi "sogni d'oro". I sogni si spensero come da copione nel 2008. A rileggere e rivedere gli articoli e i filmati dell’epoca, in particolare le interviste degli allora amministratori regionali e locali, appaiono profetiche le parole dell’allora Sindaco di Furtei, il socialista Ignazio Congiu il quale, il 18 Settembre 1997,   nel giorno della presentazione del primo lingotto d’oro creato, disse: “Non vorrei che, al termine dell’estrazione dell’oro, la Sardinia Gold Mining chiudesse baracca lasciando il paesaggio sconvolto dagli scavi senza un progetto e un finanziamento per il recupero ambientale” . E questo, purtroppo, è quanto accaduto: nel   Dicembre 2008, improvvisamente e senza alcun preavviso, la SGM chiude baracca e se ne va.

Quel che è rimasto sono disoccupazione e un disastro ambientale con il rischio concreto, come già in più di una occasione avevano denunciato gli stessi operai rimasti disoccupati e numerosi altri esponenti della politica sarda che da subito si erano mostrati scettici sul progetto. Una di queste la consigliera provinciale Simona Lobina che ha sottolineato “la fuoriuscita del cianuro, arsenico ed altre sostanze inquinano il rio Santu Miali, i bacini e le condotte che portano l’acqua al Campidano e a Cagliari”.

Inutile e senza esito l’iniziativa che alcuni mesi fa sembrava potesse provare a risolvere la questione: una soluzione provvisoria, quella della firma di un accordo in Viale Trento (sede della Regione Sardegna) che prevedeva, per i 42 ex lavoratori della SGM, un corso di formazione IGEA di sei mesi a seguito dei quali gli stessi dovevano esser impiegati per i lavori di recupero ambientale e la messa in sicurezza del cantiere. A pagare il tutto, come sempre, la Regione, cioè i Sardi già duramente vittime di un sistema di governo regionale disastroso, inconcludente ed incapace anche di far rispettare gli impegni assunti nel protocollo d'intesa firmato nell'Aprile del 1996 dalla SGM, allora al 70% di proprietà della Buffalo (società canadese). Il protocollo d’intesa venne sottoscritto con i sindaci del territorio e con l'allora Presidente della Regione Federico Palomba; nel documento la società s’impegnava al "recupero ambientale e all’assunzione di giovani di Furtei, Segariu, Serrenti e Guasila". Detti lavori partirono e nel 1997 furono assunte 110 persone: tutto sembrava andare bene, fino a quando nel 2002 la Regione Sardegna vuole ancora la sicurezza e la garanzia della salvaguardia dell’ambiente. Arriva allora la firma di un altro protocollo d’intesa tra l’amministratore delegato della SGM, Ugo Cappellacci (attuale governatore sardo) e il rettore dell' Università di Cagliari Pasquale Mistretta. Le intenzioni allora dichiarate da Cappellacci nella sua veste di amministratore delegato, così come riportate (fonte L’ Unione Sarda) furono "Il fine ultimo dell’iniziativa è quello di risolvere i principali problemi che nascono al momento della cessazione dell’attività produttiva, per sua natura sempre temporanea".

Quel "fine ultimo" di cui sopra si è trasformato in una bomba al cianuro a cielo aperto (vedi foto in alto). Nel Novembre del 2008 la Buffalo Gold è stata colpita dal crollo del valore del metallo e dalla crisi; continuare ad estrarre oro in Sardegna non era più conveniente, meglio investire in Sud America. Detto fatto; libri in tribunale e arrivederci e grazie. Qualche risposta, i due attuali candidati alla carica di governatore della Regione Sardegna, Mauro Pili (fu presidente della regione negli anni tra il 1999 e il 2004) e Ugo Cappellacci, la dovrebbero dare ai sardi.

                                                                  

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