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Pirite che sembra oro

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Quando pur senza cercarla si trova casualmente "ammaliante" pirite gialla, un antico detto suona così: hai trovato l'oro degli stolti. Questa definizione suona però senz'altro esagerata perché se non si conoscono ancora bene i due minerali (ad esser precisi il primo è un minerale ed il secondo un metallo) credo sia del tutto normale lasciarsi momentaneamente ingannare non solo dalla pirite, ma anche da altri minerali che in determinate circostanze (umidità, ossidazioni, vedi al proposito il caso della la Mica) presentano colori simili a quelli dell'oro e questo soprattutto se il campione in questione ha dimensioni piccolissime come ad es. semplici punteggiature.

La Pirite è sicuramente la causa più frequente di detti equivoci, tant'è che il cercatore, pur dopo aver acquisito la giusta pratica, la osserverà sempre con riverente attenzione sperando ogni volta ... di sbagliarsi a suo favore!

 

 

Le immagini di questa pagina riguardano sia la pirite (e suoi parenti stretti) sia l'oro, di modo che si possa fare un immediato confronto, cosa che rende subito evidenti le grandi differenze che sussistono tra gli oggetti in questione; va però detto che quando in natura questi li si trova individualmente e non si dispone quindi di un paragone, l'analisi a vista talvolta è un po' meno semplice e immediata, ma per fortuna si possono trovar valide conferme anche tramite l'analisi fisica, cioè osservando come reagisce il contesto intaccandolo (o asciugandolo, raschiandolo ecc).

ANALISI A VISTA.

Premesso che per i campioni cristallizzati grossi dubbi non se ne pongono di certo e in ogni caso le peculiarità sotto descritte risulterebbero qui talmente più evidenti e d'istantanea comprensione che non è neanche il caso di trattare l'argomento, è invece utile considerare la normale condizione spatica (massiccia, per intenderci) della pirite. Come già detto in altre pagine l'oro è per lo più semplicemente giallo, talvolta un pochino opaco o addirittura con tonalità quasi rossiccie e i suoi momenti di maggiore luminosità li raggiunge curiosamente anzi quando contiene incisive percentuali di argento, mentre la pirite (se di colore aureo, perché laddove è grigia naturalmente non sussistono incertezze) si mostra invece assai brillante e "luccicante", tanto da riflettere la luce letteralmente "a specchio" presso le sue (grosse o piccolissime che siano) immancabili  sfaccettature lucide e lisce; l'oro in natura per contro non ha mai tale omogeneità neanche nelle sue parti che ci sembrano più levigate, come ad es. nel caso provenisse da una faglia, ma si presenta sempre in qualche modo articolato e d'aspetto "grasso", cosa valida anche per le scagliette dei giacimenti alluvionali (al limite guardandole con la lente come nel caso sulla destra) e comunque per tutto l'oro in generis.

Osservando un campione di pirite massiccia e rigirandoselo tra le mani si noteranno presto sia l'eccessiva lucentezza sopra menzionata sia immancabili riflessi il cui giallo dominante si tradirà lasciando trasparire qua e là altrettanti più tenui ma sicuri riflessi grigio-argentei metallici a lei tipici e che costituiscono solitamente il primo e più evidente elemento rivelatore. Qui a lato, pur trattandosi di un cristallo, c'è un chiaro esempio di quanto descritto: si noti l'alterazione di colore nel punto di frattura.  Per aggiungere altre note sul "confronto a vista" si può ricordare la possibilità (non indispensabile) che detti bagliori abbiano talvolta riverberi azzurrognoli, verdastri o violacei: questo perché tra i "parenti stretti" della pirite ci sono ad esempio minerali quali la calcopirite, bornite eccetera che contengono rame il quale è appunto la causa di queste ulteriori colorazioni;  ma va bene precisato che detti riflessi non devono esser certo confusi con le pepite o pagliuzze che contengono forti percentuali d'argento o altro (quando non si sono addirittura mercuriate nel tempo stando a contatto col suddetto metallo, caso non raro per l'oro da fiume) e rilasciano quindi chiazze con colorazioni grigie che però sono solitamente opache.

Per concludere ricordo che nell'ambito dei depositi d'oro alluvionali (giacimenti secondari), questi solfuri si presentano per lo più in forma polverulenta o minuta, mentre operando in torrenti vicini a miniere o filoni (cioè giac. primari) li si trova anche in massarelle e cristallini; agendo invece in miniere o comunque direttamente sulle rocce, li si trova di qualsiasi forma, dimensione, cristallizzati o meno, e non necessariamente sul quarzo (perché non è la sua unica matrice).

 

ANALISI AL TATTO.

 

L'oro come si sa è duttile e malleabile, da cui ne deriva che percuotendolo non tende a rompersi, bensì a plasmarsi, piegarsi e così via: ecco qui a lato uno splendido campione che è cristallizzato a coda di rondine 

(oro nativo ovviamente) trovato dall'amico di ricerche Dario Vighetti. La pirite o  arsenopirite invece si frantuma o sbriciola in forme imprevedibili che danno come risultato molti pezzettini di minore dimensione, aguzzi e lucenti: altre volte si trasforma addirittura in puntini, sempre con lucentezza metallica, appena più grandi della polvere e sempre di colore grigi, oppure spesso basta anche intaccarla con un semplice spillo per poter notare il repentino cambiamento di colore nel punto in cui si ha agito (mentre l'oro, al di là di qualsiasi sua riduzione meccanica rimane ovviamente sempre giallo).

Pirite, arsenopirite,calcopirite e bornite (minerali che allo stato spatico possono sembrare assai simili se non si è degli esperti) sono tutti dei solfuri, rispettivamente di ferro, arsenico, rame, ferro+rame, ed essendo solfuri contengono quindi zolfo: dico questo perché se li si colpisce, oltre a scaturire facilmente scintille (ma che di giorno e all'aperto magari non si notano) emettono un significativo odore di zolfo, fattori questi che non hanno nulla a che vedere con le proprietà dell'oro e definiscono quindi definitivamente l'impossibilità di essere scambiati per il prezioso metallo.

 

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti di questa pagina

 

 

 

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